L’addio al calcio della famiglia Kindermann

La fine della Copa Libertadores, vinta in finale dal Corinthians per 2-0 sull’Independiente Santa Fe, coincide con l’addio definitivo al calcio della famiglia Kindermann. In una lunga intervista i gli eredi dell’Avaí/Kindermann hanno dichiarato di aver rescisso i contratti di tutte le atlete e dei componenti dello staff, lasciando il futuro del club in bilico.

Dopo la morte di Salézio Kindermann, fondatore della società stanziata a Caçador, durante lo scorso maggio erano cominciati i primi problemi finanziari, aggravatisi dall’abbandono quasi totale dell’Avaí, club maschile a cui è affiliato il Kindermann. Il suo aiuto economico di 50mila reais mensili è venuto a mancare negli ultimi mesi, tanto da mettere a rischio anche la partecipazione delle ragazze capitanate da Tuani Lemos a questa Libertadores.

LE DICHIARAZIONI DELLA FAMIGLIA

Le leonesse comunque hanno chiuso in bellezza una storia di 46 anni con un quinto posto complessivo in tale competizione. La memoria di Salézio è stata onorata fino all’ultimo, anche se non è bastato per convincere gli attuali proprietari, sommersi dai debiti e poco avvezzi al mondo del calcio, a continuare a scrivere nuovi capitoli di questo romanzo biancazzurro. Leggendo tra le righe l’intervista rilasciata da Daniel e Valéria Kindermann, genero e figlia di Salézio, ad Andrielli Zambonin, giornalista di SCC10, perfino un trionfo nel massimo torneo sudamericano non sarebbe bastato per mantenere vivo il focolare del Kindermann in questo sport.

Da un giorno all’altro abbiamo dovuto assumerci la responsabilità di 65 persone, due squadre e un costo mensile di 270mila reais. Però questo era l’hobby di Salézio, era la sua passione, non la nostra, della famiglia. Siamo albergatori. Il nostro ramo è una società alberghiera. Sappiamo parlare di hotel, non di calcio femminile”, hanno dichiarato Valéria e Daniel.

La passione per lui andava quindi aldilà di ogni business. Negli ultimi tempi i costi erano aumentati di molto, soprattutto dopo l’affiliazione con il Napoli di Caçador, squadra satellite dalla quale il Kindermann veniva rifornito di nuove giocatrici. La morte di Salézio ha scoperto le carte, facendo notare alla sua famiglia come gli sponsor e l’Avaí maschile coprissero appena il 35% delle spese totali.

UNO SGUARDO AL PASSATO

L’investitore principale del Kindermann era quindi lo stesso fondatore che nel 1975 aveva dato inizio a uno dei progetti più sensazionali dello sport di contatto femminile brasiliano, poco ben visto e proibito per legge fino a fine anni ’70 dalla Ditadura Militar. Per Salézio promuovere il calcio femminile andava oltre al mero denaro. Era una causa socio-politica cominciata più di quattro decenni fa. Era un riscatto sociale anche per il popolo di Caçador, visto che lo staff è sempre stato composto al 100% da professionisti (preparatori, fisioterapisti et cetera) locali.

Dagli albori il Kindermann è diventato a passi piccoli uno dei punti di riferimento del calcio brasiliano. Da qui sono passate le migliori calciatrici di oggi, come Gabi Zanotti, fresca bicampeã della Libertadores con il Corinthians, o la stessa Byanca Brasil, seconda miglior marcatrice della storia del Brasileirão e campionessa della Copa do Brasil nel 2015, unico trofeo nazionale del club caçadorense. Tutto questo senza contare le giocatrici di futsal che hanno iniziato la propria carriera in questo contesto. L’esempio più famoso è Luciléia, atleta che gli appassionati italiani e soprattutto i tifosi della Lazio conoscono bene.

NON SOLO CALCIO A 11

Il Kindermann è sempre stato un club molto trasversale durante la propria storia, specializzandosi nel calcio a 11 solo dal 2000 in poi. Tuttavia l’impegno negli altri sport, specialmente nel futsal, si è protratto fino a oggi. Pur non avendo più una squadra di calcio a 5, l’ex società di Salézio non ha mai smesso di partecipare a tornei di futsal in sinergia con varie formazioni di questa disciplina, sostenendole economicamente e con un’infrastruttura sportiva di prim’ordine. Per assurdo che sia, in questo modo il Kindermann, che non possiede categorie giovanili, è diventato il miglior club femminile del Brasile in cui le giovani atlete possono crescere. Grazie a queste collaborazioni ha potuto scovare vari talenti da portare nello Stato di Santa Catarina.

COSA RISERVA IL FUTURO?

L’addio a questo mondo del 77enne ha lasciato così un vuoto incolmabile nel calcio brasiliano, che non sarà più lo stesso. Tutto il progetto costruito in anni di sudore è andato in frantumi in pochi mesi. Anche il Kindermann, se sopravvivrà grazie a qualche altro proprietario, non sarà più lo stesso, perché avrà un altro nome, un’altra identità. Valéria ha chiarito che il cognome Kindermann non sarà più legato in alcun modo allo sport.

Le previsioni dicono che dal prossimo anno vedremo un cambio nome in Avaí feminino, poiché il principale interessato a prelevare il club è proprio la società di Florianópolis, finora legata al Kindermann solo da una semplice affiliazione. Qualora l’Avaí dovesse essere promosso in Série A maschile, sarebbe obbligato dallo statuto del campionato ad avere una squadra femminile.

La soluzione più semplice sarebbe quindi negoziare con la famiglia Kindermann, che nel frattempo però ha già smantellato tutte le strutture societarie. Le 18 atlete in rosa hanno già ricevuto la liquidazione e firmato altri contratti in giro per il Paese. Bisognerà quindi valutare bene se sarà più conveniente creare un nuovo club da zero o prendersi la briga di ricostruire un progetto del quale oggi esistono solo le fondamenta.

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