Esclusiva CFITA-Martina Piemonte si racconta. Dai primi calci alla figura di Raffaele De Luca

Martina Piemonte, attaccante della Fiorentina, si è raccontata ai nostri microfoni parlandoci della sua carriera calcistica da quando dava i primi calci al pallone fino ad oggi.

 Ciao Martina, innanzitutto come stai?

 Tutto bene, mi alleno con la squadra e nel tempo libero vivo mi godo la città e quando posso la mia famiglia.

 Ti sei da poco legata all’agenzia della BTS (Best Talent Soccer) sotto la figura di Raffaele De Luca, che ha contatti non solo in Italia, ma anche in Europa e negli USA. Come mai questa scelta?

 Ho scelto De Luca perché mi conosce molto bene. Sa incanalare le mie energie e mi capisce a pieno, sa cosa voglio. Averlo scelto come mio referente è stata un’ottima scelta. Faccio pieno affidamento su di lui, le sue conoscenze e la sua persona.

Raffaele De Luca
Raffaele De Luca, attuale referente di Martina Piemonte

Sei alla tua seconda stagione a Firenze. Quando sei arrivata dal Betis Siviglia, che accoglienza hai avuto dalle tue nuove compagne viola?

 Ho trovato tante ragazze, tra cui Marta Mascarello, Valery Vigilucci e Alice Tortelli che conoscevo già dai tempi della nazionale. È stato bello poterle ritrovare qui a Firenze dopo qualche anno.

 Hai avuto la possibilità di giocare nella massima serie spagnola con il Siviglia prima e con il Betis poi. Che differenze calcistiche hai notato nello stile di gioco tra la Spagna e l’Italia?

 Siviglia è stato il fulcro della mia carriera. Quando arrivai in Spagna ero ancora piccola e inesperta. Lì sono dovuta crescere e ho dovuto imparare a vivere da sola. Ho appreso cosa significhi il “sacrificio”, mi sono responsabilizzata. È stato motivo di crescita personale oltre che calcistico.

La differenza tra il calcio spagnolo e quello italiano è sicuramente a livello di gioco, oltre che all’aspetto professionistico. La palla viaggia molto in mezzo al campo, è un gioco tecnico, il classico calcio “bello da vedere”, mentre In Italia la maggior parte delle occasioni nascono sfruttando doti fisiche e palle inattive.

Martina Piemonte al Betis Siviglia
Con il Betis la stagione giocata è solo una in cui arrivano 3 gol in 16 gare.

All’estero la cultura del professionismo è arrivata molto prima rispetto a noi. Non c’è questa differenza tra calciatore e calciatrice che identifica il primo come professionista, e il secondo come semplice dilettante. Fortunatamente dall’anno prossimo arriverà anche qui, nonostante nelle squadre il trattamento che riceviamo tuttora sia davvero professionale. Manca solo l’ufficialità sulla carta per poter essere riconosciute come tali.

 Prima di giungere in terra toscana hai giocato nel Riviera di Romagna, nel San Zaccaria, nell’AGSM Verona, Nel Siviglia, nella Roma e nel Betis Siviglia. Quali ricordi hai e quali insegnamenti ti porti da ognuna di queste squadre?

Alle mie spalle ho vari ricordi e ho imparato davvero tanto. Con il Riviera ho iniziato a giocare in serie A insieme a giocatrici del calibro di Simona Sodini e Alice Cama. Giocatrici esperte che rappresentavano un punto di riferimento per noi giovani.

Nel San Zaccaria sono stata seguita da mister Leandri e grazie alle sue indicazioni ho messo a segno 13 reti. Ho avuto supporto e soprattutto fiducia, che penso sia fondamentale per una calciatrice o una qualsiasi altra sportiva per poter raggiungere obiettivi importanti.

Dopo la parentesi romagnola passai al Verona, appena terminati gli studi. Lì sono stata un po’ sfortunata a causa dell’arrivo di un nodulo benigno al seno. Con le gialloblù sono stata al fianco di mostri sacri come Melania Gabbiadini.

Martina Piemonte all'AGSM Verona
Con l’AGSM Verona, l’attaccante romagnola gioca anche in Champions League

Quindi prima esperienza all’estero, al Siviglia per la precisione. Dall’inizio della stagione fino a gennaio per me è stata una doppietta continua nonostante all’epoca fossi ancora un po’ “bambina” mentalmente parlando e poco professionale sotto certi punti di vista.

Ritorno in Italia, alla Roma, dove ho lasciato un pezzo di cuore. I tifosi, la struttura sportiva, le ragazze, era tutto bellissimo. C’era un progetto di crescita fantastico.

Martina Piemonte alla Roma
La Roma, una squadra che Martina ha amato moltissimo

Accadde però che persi mio cognato e questa mia rabbia che sfogavo in mezzo al campo diventò “limitante”.  Restare alla Roma con quel progetto ambizioso, non nego che mi sarebbe piaciuto molto. Purtroppo non andò così, e ritornai a Siviglia, in sponda Betis però.

Il mister mi ha subito dato fiducia, e nonostante l’infortunio all’inserzione del muscolo, ho imparato ad avere più autostima e consapevolezza in me come calciatrice.

Da un paio d’anni sono tornata nuovamente a casa, in Italia. Vediamo come proseguirà il percorso.

 Molti ti definiscono la Ibrahimović del calcio femminile. Ti ci rivedi?

 Io come Ibra? Magari! Mi ci rivedo tanto fisicamente parlando, probabilmente anche come stile di gioco. Spero di poterlo dimostrare! Come lui, sono testarda. Se voglio qualcosa, la ottengo.

 Se dovessi scegliere tu una tua compagna di reparto, chi sceglieresti e perché?

 Direi Melania Gabbiadini che per me è stata un esempio. Si sacrificava in mezzo al campo! Era un attaccate veloce, un po’ l’opposto mio, per questo penso sarebbe la compagna di reparto che sceglierei; saremmo complementari.

Ma oso anche un altro nome: Valentina Cernoia che secondo me è la più forte calciatrice in Italia ora. Crea tantissime occasioni e manda le compagne a rete.

 Torniamo indietro nel passato. Chi era Martina da piccola, sognava già di giocare a calcio?

 Assolutamente. Ho dato i primi calci al pallone a soli cinque anni e volevo essere una calciatrice. Da lì è nata quella che oggi è la mia carriera, e si è formata la persona e calciatrice che sono.

Martina Piemonte in nazionale
Con la nazionale, Martina piemonte ha partecipato al Mondiale Under-17 nel 2014 in Costa Rica

 Una calciatrice o un calciatore a cui ti ispiri e cosa gli/le ruberesti come qualità tecnica?

 Direi Ibrahimović non solo per qualità tecniche e fisiche, ma soprattutto perché sa bene cosa sia il sacrificio, il lavoro, la voglia di continuare a vincere e imparare nonostante l’età, e nonostante i traguardi già raggiunti. Non si accontenta.

Invece se dovessi rubare qualcosa a qualcuno, direi ancora Melania Gabbiadini. Di lei vorrei la velocità e il dribbling. Nell’uno contro uno non la batteva praticamente nessuna.

 Sogno nel cassetto?

 Vincere la Champions League. Chi non lo vorrebbe?

 L’intera redazione di Calcio Femminile Italia ringrazia di cuore Martina Piemonte per aver accettato l’intervista e il suo referente Raffaele De Luca. Ad entrambi l’augurio di un radioso futuro professionale.

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