Il progresso del calcio femminile va in blackout

Durante Croazia-Italia è andato in scena un episodio che ci saremmo tranquillamente risparmiati. Più o meno al 61′ dell’incontro tutto lo stadio Branko Cavlović-Cavlek ha subito un blackout che ha costretto la direttrice di gara a sospendere la partita per più di quaranta minuti. Un’episodio che ha messo in difficoltà calciatrici, arbitro, Rai e tutti gli appassionati di questo sport.

Si perché per quanto un’interruzione di qualche decina di minuti possa sembrare passabile durante una partita, i danni sono in realtà innumerevoli. Innanzitutto per le calciatrici, costrette a fermarsi prima di un calcio d’angolo di botto, le temperature drasticamente scese durante il corso del secondo tempo non avranno di certo giovato a livello fisico-muscolare. Ricominciare la partita poi dopo quaranta minuti passati negli spogliatoi deve essere stato uno shock per i muscoli e le articolazioni non indifferente.

Perchè non si è potuto continuare dopo il blackout nonostante l’illuminazione naturale bastasse

Leggiamo in primo luogo cosa impone il regolamento.

“Per l’inizio e la prosecuzione delle gare con la illuminazione artificiale, l’impianto
deve essere dotato della potenzialità di illuminamento minimo previsto dalle
disposizioni emanate dal Consiglio Federale.
Le gare iniziate con luce naturale possono validamente continuare, in qualsiasi
momento, con luce artificiale, senza che ciò possa costituire elemento di
irregolarità delle stesse.”

Il Regolamento del Giuoco del Calcio
corredato delle Decisioni Ufficiali FIGC
e della Guida Pratica AIA

La direttrice di gara dunque si è trovata costretta a sospendere il gioco, considerata la scarsa illuminazione che avrebbe avuto l’impianto di gioco superato un certo minutaggio dell’incontro. La partita sarebbe stata dunque altrimenti irregolare, nonostante si avesse l’impressione che l’illuminazione naturale potesse essere sufficiente per il prosieguo del match.

Da questo punto di vista l’arbitro è stato quindi corretto nella decisione.

Il danno di questo episodio a tutto movimento

La scena è stata sicuramente delle più singolari. Calcio d’angolo per l’Italia, Cernoia si avvicina alla bandierina, tutto pronto per la battuta e d’un tratto l’illuminazione dell’impianto si spegne. L’arbitro fa aspettare, credendo che possa essere un problema risolvibile in pochi secondi. I tecnici e gli operatori goffamente, e anche con molta probabilità senza reali colpe, si affrettano invano a cercare di sistemare il problema al più presto. La telecronaca cerca di riempire questi momenti di stallo con aneddoti e commenti improvvisati. Dopo una manciata di secondi si capisce che molto poco si riesce a fare: tutte negli spogliatoi, nella speranza di uscire dopo trenta minuti a riveder, non le stelle, ma qualcosa di quello che sarebbe avvenuto poi in campo.

Una scena che potrebbe avere del comico, ma che in realtà rappresenta un grande danno al movimento. Danno d’immagine s’intende, è chiaro; ma per uno spettatore che si approccia al mondo del calcio femminile questa è sicuramente una scena che, nell’anno che dovrebbe precedere il professionismo, lascia trasparire poca professionalità. Solo apparenza, è chiaro che gli impegni delle ragazze durante tutti questi anni non possano essere (e non saranno) vanificati da uno sciocco episodio come questo. Ma uno sport come il nostro, in continua espansione, deve curarsi di colpire anche la pancia del paese, che spesso fa di questo tipo di episodi il proprio unico seppur ampiamente sindacabile metodo di giudizio.

Le caratteristiche del complesso

Il Branko Čavlović-Čavlek Stadion di Karlovac, nel centro della Croazia, nasce nel 1975 per ospitare la squadra della città, l’NK Karlovac 1919. Dopo la promozione della squadra nella prima lega croata, nell’estate del 2009 ha dovuta subire una ristrutturazione per essere adattato agli standard richiesti. E’ certo che il problema sia stato circoscritto al solo complesso, e che quindi abbia evidenziato o un problema all’impianto o l’inefficienza degli operatori addetti.

Dopo quaranta minuti, non poche difficoltà da parte della Rai a colmare il vuoto televisivo creatosi, una diretta Instagram di Marta Carissimi e chissà quanto altro la luce sul campo di gioco è tornata, e la nostra Nazionale ha avuto anche modo di mettere a segno il gol del 5-0. Sarebbe però decisamente stato il caso di dire “sia fatta la luce, e la luce fu fatta”.

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