Cosa sta succedendo nella Liga de Fùtbol Femenino e perchè fino ad ora sono state rinviate tutte le gare della prima giornata? Cerchiamo di fare chiarezza e, sopratutto, spiegare che forse il nostro professionismo non è così male, sopratutto se confrontato con realtà oltre il confine.
Solo pochi giorni fa era arrivata una fantastica notizia per tutti gli appasionati di calcio femminile in Europa. Dazn aveva infatti comunicato di aver fatto un accordo storico con la Liga Femminile, assicurandosi i diritti per strasmettere le partite della LPFF. 240 partite a stagione per le prossime cinque stagioni, sette match su otto con tanto di highlights ed analisi pre-post partita. Niente male in ottica di crescita del movimento, dato che la scorsa finale di Women’s Champions League su Dazn ha raggiunto 3,6 milioni di persone. Un aumento complessivo del 56% degli spettatori rispetto alla stagione precedente. Su questo si era espresso anche Shay Segev, CEO di Dazn Group, che commenta così.
“Siamo orgogliosi di diventare il nuovo broadcaster globale della LPFF, un risultato che rafforza il nostro impegno nel contribuire ad aumentare la visibilità del calcio femminile a livello mondiale. Vogliamo che le giocatrici, gli allenatori e i club diventino dei nomi familiari e d’ispirazione per la prossima generazione di sportivi e tifosi in tutto il mondo”.
Le proteste arbitrali, scioperi e gare rinviate
Segev però non immaginava probabilmente quello che sarebbe potuto succedere fino a pochi giorni dal momento dell’accordo ufficiale tra Dazn e la LPFF.
Facendo un passo indietro, la Liga è ufficialmente passata al professionismo avendo strappato la maggioranza dei sedici club, accettando anche le conseguenze economiche che la scelta poteva comportare. Durante la scorsa stagione però si sono presentati non pochi problemi tra i club partecipanti, che non riescono a sostenere le spese in ambito economico, arrivando anche a non garantire tutele in ottica di sicurezza per le proprie tesserate. Questo ha ovvimente portato ad evidenti disagi tra le società e le atlete stesse.
Ad una settimana dall’inizio della nuova stagione in Spagna sono arrivati altri problemi per la LPFF, che già goffamente aveva provato a gestire la prima “emergenza professionismo“. Nella giornata di giovedì tutti i direttori di gara hanno deciso di diffondere una nota dove comunicavano quanto segue.
“E’ appena stata presa la decisione di non arbitrare nessuna partita della prima divisione femminile, date attuali condizioni economiche e lavorative”.
I direttori di gara sono infatti gli unici a non essere stati colpiti dai benefici del professionismo in Spagna. 320 euro per ogni arbitro e 160 per gli assistenti sono troppo pochi ormai, per l’unica categoria nel mondo del calcio femminile spagnolo a non godere dello status professionistico. Sicuramente troppo pochi per chi vorrebbe dedicare la propria vita al calcio.
E’ arrivato celermente il pugno di ferro della LPFF, che ha minacciato l’uso delle azioni legali contro i direttori di gara, se questi non si fossero presentati alle gare d’esordio del campionato. A poco sono servite le minacce però, dato che ogni partita della Liga è stata rinviata a data da destinarsi per assenza di una direzione arbitrale. Di certo il campionato senza arbitri non può andare avanti; e gli arbitri possono anche fare a meno di 320 euro a partita, se questo può servire a raggiungere delle conquiste in ambito sindacale.
La situazione oggi in Spagna resta in stallo, e la Federazione dovrà affrettarsi a correre ai ripari. A meno che non voglia giocare le prossime trenta giornate senza una direzione arbitrale. Di certo, ad oggi, l’erba dei nostri vicini sembra tutto fuorchè più verde.