Quando si chiede ad una calciatrice della generazione Sabatino, (ma anche oltre) chi sia la figura calcistica femminile alla quale si è ispirata, risponderà indicativamente sempre con due nomi: Carolina Morace e Betty Bavagnoli. La prima abbiamo già ampiamente imparato a conoscerla, e della seconda ce ne occuperemo oggi. È giusto precisare che queste calciatrici non hanno fatto niente di meno che gettare le prime fondamenta (e che fondamenta…), del movimento del calcio femminile italiano; che le nostre ormai mitiche Ragazze Mondiali insieme alle nuove generazioni stanno pian piano costruendo con grandissimo impegno. Serve quindi conoscere ancor prima delle nostre radici calcistiche, quali siano i personaggi che hanno contribuito nella crescita del movimento così come lo conosciamo noi.
Gli inizi della sua carriera
Elisabetta “Betty” Bavagnoli nasce sulle sponde del fiume più importante d’Italia, il Po; e più precisamente nella grande città di Piacenza il 3 settembre 1963. Inizia a giocare a pallone non come capita a molte, uscendo di casa, salutando la mamma e risalendo tre o quattro ore dopo completamente infangata e piena di graffi sulle ginocchia; bensì di nascosto, insieme ai maschi del campetto sotto casa, “almeno fino agli 11 anni”, come ci dice lei.
Nonostante il rapporto con i suoi genitori (sportivamente parlando) non fosse dei migliori, tutte le volte che si trovava a giocare con dei ragazzi riscontrava sempre grande affetto da parte dei suoi compagni. Proprio a causa di questo divieto da parte dei suoi genitori di giocare a calcio, si trova a non disputare nessuna partita ufficiale con una squadra femminile almeno fino ai 16 anni. Prima si troverà a fare diversi sport, come l’atletica, la pallavolo, il judo e il salto in alto; utili comunque per formare il suo fisico e consapevolizzarla sulle sue migliori doti atletiche.
L’esordio e le posizioni ricoperte in campo
Betty Bavagnoli durante la sua carriera in campo occuperà diversi ruoli: parte con quello di ala, si sposta a terzino, poi un trascorso come centrocampista di rottura per chiudere la sua carriera ricoprendo il ruolo di libero. Esordirà quindi a 16 anni nella squadra della sua città, il Piacenza; e lì giocherà per ben cinque stagioni (fino al 1983). In seguito, militerà nel Modena; ma soprattutto nella Lazio, trascorso molto importante per lei, considerato che qui non solo vincerà il suo primo scudetto nella stagione 87-88, ma conoscerà anche quella che diventerà la sua amica di una vita sia in campo che in panchina: Carolina Morace. La coppia si trasferirà prima al Modena, e poi sempre in Lombardia al Milan, che la Bavagnoli dovrà lasciare in seguito ai problemi economici del club.
La sua carriera verrà chiusa a 36 anni nel 1999 con un ultimo biennio biancoceleste, dopo aver militato nel Torres e nell’Agliana (dove si rincontrerà con Morace). Il suo palmarès da calciatrice vanta di ben sette scudetti nelle squadre in cui ha militato, e una coppa Italia conquistata nel suo ultimo anno da giocatrice, battendo in finale 4-0 proprio il Milan. Nonostante con la nazionale non vanti titoli collettivi, è rimasta comunque nella storia come appartenente alla rosa di azzurre che hanno conquistato l’argento nell’Europeo del 1993.
Betty Bavagnoli da allenatrice
La sua carriera da allenatrice inizia subito dopo il suo ritiro con l’ormai famoso episodio della viterbese di Luciano Gaucci, dove accompagnerà la Morace in veste di allenatore di seconda. Dopo sole due giornate l’imprenditore e dirigente sportivo decide di rilasciare aspre e premature dichiarazioni sincerandosi di voler rivedere il suo staff, inducendo prima la Morace alle dimissioni, e poi pochi giorni dopo la Bavagnoli. Seguirà poi un’esperienza nella Nazionale Italiana (sempre in coppia con Morace), dove allo stesso tempo si occuperà anche dell’ U-18 e U-19 (nel 2003), che porterà agli Europei e al mondiale in Thailandia.
Dopo aver allenato la Lazio, la Lodigiani, e il Fiano Romano; tra il 2009 e il 2011 affiancherà per l’ennesima volta la Morace come CT del Canada, con la quale vincerà anche una CONCACAF Women’s Gold Cup. Consegue il patentino da allenatore a Coverciano il 5 luglio 2013, e continua a lavorare con la Morace in vari progetti. Inizierà a vivere il suo periodo di massima ascesa con la Roma femminile.
Questo lo abbiamo appurato: di Betty Bavagnoli non ne nascono tante. Immense doti atletiche ed intelligenza fuori dal normale, esplicitata anche nel suo percorso da coach di vari club. Stiamo vivendo un periodo incredibilmente influenzato dalle campionesse come la Bavagnoli, che ha portato alla nascita di tantissime stelle del panorama femminile calcistico italiano. Dobbiamo pensare fiduciosamente quindi che le prossime generazioni crescendo con i miti delle campionesse di oggi, non potranno che essere fucine di talenti sempre più cristallini e numerosi.