Brasile – Stati Uniti, l’analisi tattica della finale delle Olimpiadi

Brasile – Stati Uniti è stata una partita bellissima, veloce e caratterizzata da un grande trasporto emozionale. Perciò abbiamo voluto analizzare la finale per l’oro del calcio femminile alle Olimpiadi di Parigi 2024 tatticamente (e non solo) a mente fredda, il giorno dopo. Quindi, cosa ha fatto trionfare la nazionale di Emma Hayes? Andiamo per gradi.

Prima pressione sulla portarice di palla

Fin qui la Seleção era arrivata con un’alta propensione della ricerca della verticalità e della profondità. La squadra di Artur Elias è molto veloce e tecnica, perciò è stato un calcio che ha funzionato. Le tre difendenti centrali sono state le registe delle palle lunghe per le esterne in questo torneo. Giusto per citare due statistiche, Tarciane con 4.3 passaggi lunghi completati a partita è stata la quarta miglior giocatrice delle Olimpiadi, in tal senso. Segue in classifica Rafaelle con 4.2, che però si è infortunata troppo presto. In generale, il Brasile è stata la terza migliore compagine con 18.3 passaggi lunghi completati a partita.

Perciò, Emma Hayes è stata intelligente nel chiedere a Swanson, Sophia Smith e Rodman (o Lindsay Horan a seconda dell’azione) di pressare in prima pressione, soprattutto nei primi 25′, le tre centrali brasiliane Lauren, Tarciane e Thais quando portavano palla o si proponevano a scarico. In questo modo hanno limitato non poco i lanci nel primo tempo. Le verde-oro hanno completato 27 passaggi di questo tipo nei 90′, ma solo 8 nei 45′ iniziali, quando le calciatrici sono più fresche e rapide.

Le attaccanti americane in prima pressione

Perciò, questo è stato il primo punto a favore delle americane.

Il Brasile non ha, ovviamente, abbandonato del tutto la palla verticale e lunga, ma ha solo cambiato strategia. La tattica di una squadra (in questo caso la palla verticale e in profondità) è composta dai principi di gioco di ogni allenatore, mentre la strategia è composta dalle modifiche fatte in base all’avversario e agli eventi di una partita. Al 15′, infatti, è stata annullata una rete a Ludmila arrivata su un lancio di Yasmim. Dettaglio, la difendente laterale l’ha eseguito sul filo del 3/3 del campo, non dal 1/3 come accadeva nelle altre partite.

Le transizioni

Abbiamo parlato di incontro veloce ed emozionante. I ribaltamenti di fronte l’hanno fatta da padrone. I ritmi alti e la pressione di chi difende alta porta a errori nello sviluppo del gioco da parte della squadra attaccante. Non è un caso che la rete che ha deciso questa finale delle Olimpiadi sia arrivato su una transizione offensiva degli Stati Uniti ai danni del Brasile.

Le campionesse olimpiche hanno lasciato il pallino del gioco alle avversarie, specialmente nella prima frazione, per colpire in velocità con il tridente offensivo. Non è solo una questione di giocatrici più veloci. Sicuramente la difesa del Brasile, che ha delle calciatrici con un baricentro più alto e quindi meno agili e veloci, ha faticato. Ma c’è anche una questione tattica da prendere in considerazione.

Il 5-2-3 della fase difensiva delle ragazze di Artur Elias si trasformava in un 3-2-5 in fase offensiva, con le difendenti laterali molto alte.

Il Brasile si dispone in fae offensiva con un 325

Al 25′, per esempio, Mallory Swanson sulla sinistra ha approfittato della posizione molto alta di Adriana, che già di per sé ha caratteristiche più da attaccante che da difendente. Nonostante l’ottima marcatura preventiva di Lauren, l’esterna statunitense si è divincolata bene e ha convertito una transizione offensiva in un’occasione, fermata solo dalla parata di Lorena.

Che portieri abbiamo visto?!

E a proposito di portieri, essi sono stati un altro tassello importante della gara. Lorena è stata sicuramente meno impegnata rispetto alla collega Naeher. Su un paio di calci d’angolo, all’inizio proprio, Swanson ha cercato pure di sorprenderla con un tiro direttamente dalla bandierina, senza impensierirla. Questa giocata può sembrare inutile, ma dietro c’è un bel ragionamento. L’estrema difendente del Brasile ha effettuato molte parate uscendo sui cross e, quindi, la numero nove americana ci ha provato in virtù di ciò.

Mappa delle parate totali di Naeher

Dall’altra parte il portiere degli Stati Uniti è stato fondamentale per negare il vantaggio e il pareggio al Brasile, con tre grandissime parate. La prima negli albori della partita, quando ha fermato una grande occasione di Ludmila. Nelle altre due è stata anche più spettacolare, mantenendo il pareggio momentaneo con l’istinto sul tiro al volo di Gabi Portilho prima dell’intervallo e poi chiudendo in cassaforte l’1-0 finale sul colpo di testa di Adriana in pieno recupero.

Perché Marta non ha giocato dal 1′?

Concedetemi, infine, due parole su Marta. Lasciamo da parte un po’ la tattica, ma non troppo. In Brasile si è parlato tanto di “problema Marta“; che senza di lei la nazionale verde-oro giocasse meglio. Marta ha sempre diviso tanto, visto che è stata una calciatrice molto iconica, forte e tratti controversa. Aldilà del rispetto che bisognerebbe portare per una leggenda del calcio, quindi proviamo ad analizzare il perché la capitana della Seleção non ha giocato dal 1′.

Il Brasile ha fatto molta fatica nel girone, che è culminata con la sconfitta per 2-0 contro la Spagna alla terza giornata. Quella dell’espulsione di Marta, che ha dovuto saltare per qualifica ben due sfide, i quarti e le semifinali.

Nella fase ad eliminazione diretta la squadra di Artur Elias ha cambiato poco a livello tattico. Il segreto delle vittorie contro Francia e Spagna (la semifinale) è stata la postura con cui le calciatrici sono entrate in campo. Più motivate, più affiatate, più mentalmente in partita. E il posto di Marta è stato preso da Duda Sampaio, che è una calciatrice con caratteristiche simili. Perciò, no, Marta non è un problema a livello tattico.

Il fatto di non giocare la finale dal 1′ è facilmente intuibile. Lei era ferma da due turni e aveva giocato solo metà della terza giornata, prima dell’espulsione. Mandare in campo una calciatrice non del tutto in condizione avrebbe potuto compromettere davvero la partita inizialmente.

Partita vinta a livello mentale

Vorrei, infine, concludere con una considerazione proprio sull’aspetto mentale del calcio. Per quanto la tattica sia fondamentale, è da accompagnare con le altre tre aree calcistiche: quella tecnica, quella fisico-atletica e quella psicologica. Il Brasile prima del gol degli Stati Uniti stava tenendo il pallino del gioco. L’1-0 subito ha cambiato non solo il tabellone, ma anche lo stato emotivo delle brasiliane, che hanno faticato da quel momento a imbastire azioni, a vincere i duelli e a stare al meglio in campo. In quel momento le ragazze di Emma Hayes l’hanno spuntata, dopo un primo tempo di grande sacrificio tattico e di solidità in difesa. Un oro meritato, sudato, accalappiato con le unghie.

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