L’Italia è una grande Nazionale. I motivi per affermarlo sono innumerevoli, questa Algarve ce l’ha dimostrato; e forse, a pensarci bene, le vere vincitrici di questa competizione sono proprio le nostre ragazze.
Per l’Italia, uscire mai sconfitta da ogni sfida del suo girone è stato come Davide che affronta Golia. Paesi nordici come Danimarca, Svezia e Norvegia sono incredibilmente avanti per cultura, infrastrutture e politica relativamente alla crescita del movimento; e, se nel caso delle stesse norvegesi c’è il vanto della parità salariale con i colleghi uomini, contro le Azzurre la differenza in campo non è stata così evidente. La Svezia, seconda nel ranking Uefa, non è mai riuscita a superare la roccaforte azzurra se non su calcio piazzato; la Danimarca, che pochi mesi fa risultava un avversario proibitivo e che aveva messo in seria discussione la nostra qualificazione all’Europeo, è stata espugnata con un clean sheet all’esordio. È forse arrivato il momento che anche gli italiani capiscano il valore della loro Nazionale femminile; ad oggi, al netto del gioco e del gruppo, meritiamo un podio tra le Top in Europa.
Le caratteristiche e la crescita della nostra Nazionale
Le prestazioni di queste ultime partite dal punto di vista della crescita sono entusiasmanti. Le Azzurre stanno vivendo il picco prestazionale di questa generazione, proprio in concomitanza con la competizione europea di quest’estate.
Milena Bertolini e il nuovo ruolo del CT
Fino ad ora siamo sempre stati abituati a dividere radicalmente la figura del CT e dell’allenatore vero e proprio. Nel primo caso, secondo la visione del nostro commissario tecnico Roberto Mancini, il ruolo del CT non è quello di allenare, bensì di selezionare un gruppo in funzione di un obiettivo comune. Viene quindi, in relazione alla ricerca di una continuità e del poco tempo a disposizione, spiegato il motivo di convocazioni fisse e non sempre legate al periodo di forma. Neppure Bertolini è stata salvata da critiche di questo tipo, ma la sua figura va un po’ oltre quello che abbiamo sempre inteso per CT.
Milena è riuscita nel corso degli anni a costruire una Nazionale nuova, più tendente alle dinamiche di un club; dove non vengono solo messe insieme delle giocatrici, ma anche formate a movimenti e dinamismi ben definiti. Come in un’armonia tattica propria solo dei club più attrezzati. L’esempio della partita contro la Svezia è emblematico.
Le scelte tattiche
L’Italia è arrivata a definire un assetto in campo sostanzialmente a 4-3-3. Contro la Svezia però è stata utilizzata l’intelligente mossa di Bergamaschi esterna a destra; è stata lei la chiave per la transizione in fase difensiva, dove la rossonera scappava subito dietro andando a formare una linea quasi a 5 con Bonansea dall’altro lato. Questo ha permesso all’Italia di chiudere le fitte linee di passaggio che la Svezia voleva creare fin dalla prima costruzione. Proprio in quell’occasione infatti le nostre avversarie portavano i due esterni difensivi a formare una linea a tre con il mediano; le innumerevoli linee di passaggio sono quindi state neutralizzate dal solido assetto a centrocampo dell’Italia e il portatore di palla svedese dal primo pressing di Giacinti e Galli (che spesso si staccava dalla linea per avere parità numerica in pressione con le due centrali avversarie).
E ancora; quando in fase offensiva le rotazioni portavano Giacinti a destra con Bergamaschi a scalare dietro, era Arianna Caruso ad occupare un’ibrida posizione da prima punta. Tutti movimenti che richiedono una grande armonia e un’intesa che raramente si vedono in una nazionale. In questo Bertolini è stata premiata dalla scelta di consolidare un gruppo puntando da anni sempre sulle stesse giocatrici e abbandonandosi raramente a qualche prudente esperimento tattico.
Controindicazioni
Non è di certo una scelta questa priva di controindicazioni. La principale è quella legata all’arrivo un giorno o l’altro di un cambio generazionale al quale il nostro movimento potrebbe non essere pronto. Il ciclo delle “Ragazze Mondiali” potrebbe chiudersi prima di riuscire a formare le degne sostitute; la fiducia deve essere riservata quindi tutta nel nostro settore giovanile, ad oggi già incredibilmente attrezzato. Giocatrici come Bonfantini, Merlo, Greggi, la stessa Glionna e molte altre rappresentano un prospetto aureo per la nostra Nazionale. Profili già esperti nonostante la loro giovane età e potenzialmente già pronte per il salto di qualità; le calciatrici che vengono formate dai club, disposti a puntare sulle giovani italiane, potrebbero essere sfruttate direttamente dalla nostra Nazionale in futuro.
Guardiamo con orgoglio le nostre Azzurre e la crescita esponenziale che hanno vissuto fino a portarle ad oggi. Una nazionale forte, sicura di sé, ben attrezzata e con la fondamentale caratteristica di uno spirito collettivo che porta al costante sacrificio comune per raggiungere l’obiettivo. Da questa Algarve Cup le vere vincitrici sono state le nostre Azzurre per gioco espresso, mentalità e collettivo; tanto che ad essere premiata come MVP del torneo è stata proprio la nostra Barbara Bonansea, con le sue prestazioni sempre sopra il sette in pagella. Adesso serve far fruttare i sacrifici fatti riempiendo la nostra bacheca con qualche trofeo; una grande occasione la avremo questa estate, quando non scenderemo mai come sfavorite. Ora c’è da far vedere a tutta Europa cosa significa avere la maglia Azzurra addosso.