Inizia il 2022 e finisce un ciclo mai iniziato per il Milan? Possibile, di certo da quarantott’ore i tifosi rossoneri stanno assistendo ad un vero e proprio sfilacciamento della squadra. Se prima se ne parlava già da tempo in termini di coesione dello spogliatoio, ora si passa ai fatti. I freddi addii Mauri, Korenciova e, ultima ma non di certo per peso ed importanza, Vero Boquete forse sono solo l’inizio; l’inizio della fine di un ciclo mai iniziato per il Milan, quello di Maurizio Ganz, e culminato con una gestione fatta di idee chiare e atti poco pratici.
Come tutto è iniziato
La scorsa stagione del Milan è finita bene, seppur con qualche smorfia qua e là. La storica qualificazione in Champions fin troppo sofferta, conquistata solo dopo lo scontro diretto con il Sassuolo e dopo una serie di prestazioni poco convincenti non hanno fatto godere a pieno lo storico obbiettivo conquistato dalla squadra. Poi il tonfo memorabile durante le qualificazioni di Champions League. Da lì in poi una fase dannatamente discendente dell’intera squadra.
Il Milan di Maurizio Ganz non gioca quasi mai un calcio spettacolare; spesso fin troppo antiquato: un chiudersi e ripartire che sa un po’ troppo di conservatorismo calcistico direttamente dagli anni 60′ della Serie A italiana. Finché le cose andavano bene e i risultati arrivavano la squadra riusciva a restare sul filo del rasoio, basculando pericolosamente da una parte e dall’altra ma raccogliendo i resoconti positivi dei tifosi e respingendo nel nome della coesione dello spogliatoio le critiche dei dissidenti. In questa stagione i risultati per il Milan non sono più arrivati però, e la coesione dello spogliatoio quanto mai è venuta a mancare.
Il primo indizio del collasso
Il primo segnale di allarme arriva dalla sfida contro la Fiorentina; il Milan ci arriva con un solo punto in due partite, seppur contro Sassuolo e Roma, è troppo poco per una squadra che aspira almeno al secondo posto. Boquete non viene convocata, mentre Giacinti resta in panchina. Strano, fin troppo; il forte legame fra le due è ben noto a tutti fin da quando la fuoriclasse spagnola è arrivata al Vismara. La conferma che si sia incrinato qualcosa arriva nelle partite successive, dove la rosa e la formazione titolare resta sempre la stessa. Poi la fascia da capitano tolta a Giacinti e passata alla sua omonima Bergamaschi.
Il ruolo di Ganz nel Milan
Lo spogliatoio inizia a dividersi, e mantenerlo unito diventa un’impresa. La serenità della squadra viene a meno e la tensione durante ogni partita è facilmente tangibile, tanto sugli spalti tra i tifosi quanto in campo; e le prestazioni non possono di certo essere brillanti. Sia chiaro: i risultati deludenti di una squadra non devono di certo delegittimare l’autorità dell’allenatore. È giusto che prenda delle decisioni e che se ne assuma le responsabilità a maggior ragione in un periodo in cui la squadra non gira.
È in quei momenti che l’allenatore deve ricordare il suo ruolo carismatico e decisionale nello spogliatoio. Qui non si discute affatto su come e quanto siano state corrette le scelte di Ganz; nessuno ne conosce il movente e l’accaduto, e chiunque provi a fare ipotesi in tal senso risulta a dir poco comico. Bisogna però prendere atto che qualunque cosa sia accaduta, Ganz ha mosso male le pedine nella sua scacchiera. È stato fatto tutto in modo troppo impulsivo, come se non fosse nell’interesse di nessuno (nè dell’allenatore, né della società) rimettere una toppa nella voragine che si era creata.
Cosa c’è nel futuro del Milan?
Gli addii sono stati obbligati, e semplice conseguenza di errori decisionali ai quali non si poteva più porre rimedio. In particolare quello di Veronica Boquete, che unito a quello di Korenciova fa pensare al fatto che chi non stava più dalla parte dell’allenatore stia iniziando ad abbandonare la nave.
Le dettagliate analisi prestazionali risultano quindi superflue in questa ottica, perché mera traduzione in fatti di ciò che è avvenuto all’interno dello spogliatoio. La partenza di Boquete, se nulla si aggiusterà o si vorrà aggiustare, non fa altro che diminuire le probabilità di una permanenza di Giacinti al Milan per la prossima stagione. In quel caso sarebbe davvero la fine di un ciclo mai iniziato per il Milan, e ricominciare risulterebbe difficile e dispendioso. Per citare Melville, se Ganz fosse il capitano e il Milan la sua nave, assomiglierebbe a Don Benito Cereno, confuso e afasico in una nave ammutinata e fuori controllo.