Juventus-Lione, la vittoria dell’Italia nel momento più buio

La vittoria della Juventus di mercoledì ci ha insegnato e dimostrato tanto. Ci ha fatto vedere quanto conti puntare sulle giovani, quanto serva lavorare sul nostro settore giovanile; ci ha dimostrato quanto sia importante contare, sempre e comunque, nell’Italia (e che si prenda questo riferimento come non puramente casuale ai fatti di poche ore fa).

Trovare la forza nelle difficoltà

Una partita difficile in partenza, diventata quasi impossibile da recuperare nel secondo tempo dopo la prestazione delle Marziane di Lion. Una Juve apparentemente senza idee, che non riesce a trovare la giocata e l’occupazione giusta degli spazi. Resta sempre però, chiara, la tempra della Vecchia Signora; soffrire insieme e vendere cara la pelle. Questo è stato l’atteggiamento determinante durante il percorso Champions delle bianconere fino ad ora. Questo le ha portate ad espugnare la roccaforte inglese Blues e a gelare in 45’ le francesi, fiduciose in questa trasferta. E’ questa la mentalità tutta italiana, calcistica e non solo, di esaltarsi nelle difficoltà (e, purtroppo, molto spesso solo in quelle).

La vittoria della Juventus è stata all’insegna del Tricolore per interpreti e per mentalità. A rimetterla in carreggiata ci ha pensato la veterana classe ‘90; il timbro sull’impresa l’ha messo la ragazzina di Verbania, che mentre impera tra le sue pari età in Nazionale dimostra a tutti la forza delle nostre giovani anche nel palcoscenico europeo. La sfacciataggine di segnare di fronte a 10.000 persone esultando con le orecchie protratte verso il silenzio dei dissidenti. Di chi continua a non credere nelle nuove leve, nell’importanza di puntare sempre e comunque sul futuro anche nelle avversità. Come a dire: “Non vi sento, non sento chi non credeva in noi”.

All’Allianz non c’è stata magia o volere divino, solo il risultato dell’unione tra le generazioni che hanno fatto e quelle che faranno grande il calcio femminile in Italia. La caparbia audacia di Girelli che sradica il gol dalla propria porta nel primo tempo e trova il pareggio nel secondo compensata dalla sacra spensieratezza delle più giovani. Il due a uno poi è colorato da sprazzi di un luminoso azzurro. Palla di Caruso, ineccepibile, e finalizzazione di Bonfantini: è la sublimazione del tricolore.

L’evoluzione del pensiero e i punti dai quali ripartire

Anche Joe Montemurro ha dimostrato una grande evoluzione calcistica. Quella di saper cambiare quando le cose non girano per il meglio, cercare gli spazi trove gli altri te li concedono e non dove li vorresti trovare: adattarsi, camaleontici come chi non bada gelosamente alle proprie idee, come chi ha come unica idea quella della Vittoria.

E chi l’avrebbe mai detto che il calcio femminile avrebbe potuto insegnare così tanto in un momento così buio per questo sport nel nostro Paese. E nella sofferenza di questa brutta pugnalata al calcio italiano, dobbiamo vivere sempre di più la certezza imprescindibile di un’esigenza unitaria. Guai a chi crede nella superiorità propria rispetto agli altri: che si prenda consapevolezza di quanto il calcio maschile possa prendere dal femminile e viceversa. Che si capisca quanto il confronto possa essere edificante, quanto l’uno debba prendere dall’altro. Nel nome della rinascita e della crescita comune.

Ora non è finita però, c’è ancora il ritorno in terra straniera per le ragazze. Testa di ghiaccio e cuore d’acciaio, con forza e consapevolezza. Una sola è la preghiera che faccio con prostrazione: per vincere giovedì, per tornare a vivere gli anni più fulgidi del nostro calcio, è imperativo categorico restare uniti come solo noi sappiamo fare.

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