Contratti falsi, firme contraffatte, trattenute sugli stipendi, negligenza medica, molestie e aggressioni fisiche ai danni delle giocatrici: queste sono solo alcune delle accuse mosse contro il club Pomigliano CF, che ha cessato le sue operazioni dopo essere retrocesso dalla Serie A Femminile alla fine della stagione 2023/24. Le giocatrici, assistite dall’Associazione Italiana Calciatori (AIC), hanno deciso di rompere il silenzio e condividere con FIFPRO le terribili condizioni in cui si trovavano a giocare, nella speranza che le loro esperienze servano da monito per altri atleti.
L’ascesa e il crollo del Pomigliano CF
Il Pomigliano CF, fondato nel 2019, aveva inizialmente destato grande interesse nel calcio femminile italiano, riuscendo a conquistare la promozione in Serie A nel 2021 e sfidando squadre come Juventus, AC Milan e Roma. Tuttavia, la stagione 2023/24 si è rivelata un incubo. Il club ha cambiato quattro allenatori in pochi mesi e, a un certo punto, ha persino annunciato il proprio ritiro dal campionato, salvo poi ritornare sui propri passi poco dopo. Questa instabilità, sia sul campo che fuori, ha portato a una retrocessione e, infine, al fallimento del club, che non ha nemmeno presentato domanda per iscriversi alla Serie B.
Durante la caotica gestione della squadra, le giocatrici hanno raccontato di non ricevere regolarmente gli stipendi, subendo nel contempo pressioni per continuare a giocare nonostante gravi infortuni. In diversi casi, le firme sui contratti sono state falsificate per prolungare il loro legame con il club senza il loro consenso.
Le testimonianze scioccanti delle calciatrici
Una delle storie più sconvolgenti è quella della soprannominata ‘Player A‘, una delle atlete il cui contratto è stato falsificato. Dopo essersi infortunata gravemente alla spalla, il club non solo le ha rifiutato l’intervento medico, ma ha anche minacciato di portarla in tribunale se non avesse continuato a giocare. “Quando ho presentato la richiesta per un’operazione, mi hanno ignorata e sono stata inserita comunque nel roster della partita. Dopo aver parlato con loro dell’intervento, hanno presentato una risoluzione contrattuale falsa. Non mi hanno nemmeno avvisata, l’ho scoperto tramite un avvocato dell’AIC,” ha dichiarato a FIFPRO.
Un’altra ex calciatrice, ‘Player B‘, ha raccontato di non aver mai ricevuto alcun stipendio durante tutta la stagione 2023/24. Le condizioni di vita erano altrettanto precarie: invece di avere una stanza singola, come promesso dal club, si è ritrovata a condividere uno spazio ammuffito con un’altra compagna di squadra. Inoltre, ha descritto i processi medici come “un completo disastro“, sottolineando che il club non aveva neppure una macchina per il ghiaccio funzionante e che l’unico medico a disposizione era un cardiologo, inadeguato per affrontare le esigenze di un team di calcio professionistico.
‘Player C‘, invece, ha raccontato delle gravi violazioni riguardo alle visite mediche. “Quando siamo andate a fare le visite mediche, lo abbiamo fatto con tutta la squadra e abbiamo fatto solo cardio. Nient’altro. Non ho fatto visite mediche personali prima di allenarmi con la squadra.” Ha aggiunto: “Il presidente pensava che i giocatori non volessero giocare, ma il problema era che i giocatori erano infortunati e al club non importava. Volevano che dessimo il 100 percento in campo, ma quando ci siamo infortunati, il club non si è preso cura delle cure. Ci si aspettava che pagassimo tutto: recupero, fisioterapia, eccetera. Tutti erano malati, tutti erano mentalmente esausti.”
Violazioni della privacy e molestie
Oltre ai problemi economici e sanitari, emergono anche episodi inquietanti di violazione della privacy e molestie. ‘Player D‘ ha rivelato che un uomo legato alla dirigenza del club aveva accesso agli appartamenti delle giocatrici e spesso entrava senza preavviso. “Un giorno stavo pulendo casa e indossavo solo una maglietta e delle mutande. Mi sono girata e l’ho trovato nel corridoio che mi fissava. È stato estremamente imbarazzante e inappropriato,” ha raccontato. Questo individuo le inviava regolarmente messaggi inappropriati su WhatsApp, invitandola a cena e commentando il suo aspetto fisico. L’ambiente tossico creato da queste dinamiche ha aumentato il disagio delle giocatrici, che si sentivano completamente abbandonate dal club.
La FIFPRO ha anche appreso che dopo una partita contro il Napoli nell’aprile 2024, un membro maschile dello staff del Pomigliano ha colpito una giocatrice in faccia. Questo è accaduto dopo aver tentato di aggredire una giocatrice avversaria in campo.
Come l’AIC sta aiutando le calciatrici
L’Associazione Italiana Calciatori è intervenuta a supporto delle atlete, fornendo assistenza legale per riscuotere gli stipendi non pagati e avviando procedimenti legali per le firme falsificate. Come ha spiegato l’AIC in una dichiarazione a FIFPRO: “Abbiamo richiamato l’attenzione sul comportamento scorretto di questo club negli ultimi anni. È chiaro che il sistema deve fare di più per evitare tali casi, ma grazie al professionismo siamo sulla buona strada per eliminare questi abusi“.
Al momento, l’AIC sta collaborando con la FIGC per recuperare le somme garantite dai fondi di fideiussione depositati dai club all’inizio della stagione. Tuttavia, le procedure sono complesse e potrebbero richiedere tempo prima che le calciatrici vedano i soldi che gli spettano.
Le storie delle giocatrici del Pomigliano rappresentano un monito per chiunque si avvicini al calcio professionistico femminile, in particolare in Italia. “Molte di noi erano giovani e temevano che la loro carriera fosse in pericolo se avessero parlato,” ha spiegato ‘Player A‘. “Invito ogni giocatrice che si trasferisce in Italia a contattare subito il sindacato dei calciatori italiani. Non aspettate che sia troppo tardi.”
Le loro testimonianze fanno luce su un sistema che, pur avendo fatto passi avanti significativi con l’introduzione del professionismo nel calcio femminile, ha ancora molta strada da fare per garantire che abusi di questo genere non si ripetano.