Ha scritto pagine della storia del calcio femminile in Italia, pluricampionessa con la maglia della Torres, Sandy Iannella, attaccante nata a Livorno il 6 aprile 1987, ha risposto in esclusiva alle nostre domande in cui ha riassunto la sua carriera calcistica. Dai trofei in Sardegna, fino all’attuale club del Pontedera.
Ciao Sandy, come stai innanzitutto?
Ciao, sto bene è un periodo un po’ frenetico ma per fortuna tutto bene.
Questo campionato di serie C si sta rivelando interessante e ostico sotto molti aspetti. Ve lo aspettavate?
I campionati oramai non sono così scontati. Ci sono squadre di livello e alto altre meno, ma comunque adesso sono quasi tutte organizzate. Il nostro girone particolarmente, dove le squadre del nord hanno puntato molto sulla rosa per provare ad arrivare ad una promozione.
Sei tra le più grandi della squadra. Che tipi di insegnamenti dai alle più piccoline?
Diciamo pure che sono una delle più vecchie.
Ho sempre cercato fin da subito di mettere a disposizione della squadra e del mister la mia esperienza, più che con le parole ho sempre cercato di dare l’esempio in mezzo al campo e con i fatti.
Ho cercato di trasmettere la mia passione e la mia mentalità, visti i tanti anni passati ad alti livelli.
Sono più insegnamenti sotto l’aspetto mentale, di approccio e di fame, che magari a loro mancava un po’ visto che hanno sempre affrontato campionati cadetti. L’anno scorso abbiamo giocato nel campionato nazionale di B e direi che è stato un anno di pura esperienza e di crescita sotto tutti i punti di vista.
Quali sono gli aspetti su cui mister Renzo Ulivieri vi stimola di più in allenamento
Il mister è un meticoloso, ci insegna a stare in campo e cerca di darci gli strumenti per affrontare al meglio le partite la domenica. Si sofferma molto sui particolari, sui singoli movimenti delle giocatrici, sui reparti difesa e centrocampo, sull’attacco da delle nozioni ma agli attaccanti chiede molta fantasia e dribbling.
Cerca sempre di non farci trovare impreparate.
Si sofferma molto anche sulle palle inattive che per lui sono fondamentali
Quattro scudetti, due Coppe Italia, cinque Supercoppe italiane e una Italy Women’s Cup. Titoli che ti piazzano di diritto nella storia del calcio italiano. Quanti e quali sacrifici hai dovuto affrontare per raggiungere questi livelli?
I sacrifici servono per raggiungere gli obbiettivi e tagliare i traguardi. Io nella mia carriera calcistica ne ho fatti tanti e sinceramente continuo a farne, perché la passione che ho per il calcio mi porta a dare tutta me stessa.
Quando sei giovane devi lasciare indietro delle cose come le uscite serali, alcune amicizie, la famiglia insomma se vuoi raggiungere qualcosa d’importante devi fare una vita da atleta e non da persona qualunque.
Quindi direi che ne ho fatti tanti, sono andata via da casa appena maggiorenne e tornata a casa dopo 14 anni.
Però se mi guardo indietro rifarei tutto senza rimpianti.
Quaranta presenze in maglia azzurra. Il tuo ricordo più bello con la nazionale?
Sicuramente la mia prima convocazione in nazionale maggiore, nell’estate 2006.
L’Italia doveva affrontare la Germania, a quel tempo capitanata da una certa Birgit Prinz, una delle più forti calciatrici al mondo. Loro erano le campionesse d’Europa in carica e si stavano preparando per il mondiale del 2007.
L’amichevole giocata in Germania, davanti a 36.000 persone. L’esordio arrivò nel secondo tempo, in campo per 20 minuti. I 20 minuti più belli della mia vita fino ad allora.
Grazie all’agenzia Start Goup, hai l’onore di essere seguita da Simona Sodini, una ex calciatrice che, come te, ha scritto pagine storiche del calcio femminile. Cosa ti ha spinto a sceglierla?
Simona l’ho conosciuta nel mio anno a Cuneo, mi è subito piaciuta come persona, forse perché per alcuni aspetti è come me, schietta, trasparente e senza maschera.
Come calciatrice, tecnicamente una delle più forti con cui abbia mai giocato. Il suo mancino è un dono di dio.
L’ho scelta perché mi fido, perché so che i progetti che sposa sono seri ed importanti. Quindi ho dato la mia stima assoluta a lei e alla Start Group, ricevendo l’opportunità di far parte di questa notevole e grande famiglia. Dimostrando nei miei confronti interesse e fiducia reciproca.
Ho accettato perché volevo darmi un’opportunità di poter intraprendere una strada importante magari anche fuori dal contesto di calciatrice, chissà in un percorso da allenatrice, accompagnata da Simona che è sicuramente una delle figure più popolari del calcio femminile.
Che consigli daresti alle bambine che sognano di percorrere le tue orme?
Direi loro di sognare, ma di sognare in grande, perché adesso i sogni si possono avverare, perché adesso il calcio femminile non è più un tabù come anni fa.
Quindi hanno tutte le possibilità per far della passione la loro vita e farlo a 360 gradi.
Che però devono appunto fare sacrifici e lottare per conquistarsi sempre tutto ciò che meritano.
Perché niente è dovuto. Chi semina raccoglie e loro hanno un futuro roseo davanti.
Sogno nel cassetto?
Il sogno nel cassetto? Non si dice, perché i sogni son desideri e i desideri non si possono rivelare altrimenti non si avverano,
La redazione di Calcio Femminile Italia ringrazia Sandy Iannella, la società del Pontedera e la Start Group nella figura di Simona Sodini per la riuscita di quest’intervista con l’augurio di poter proseguire nel migliore dei modi i propri percorsi.