Dopo l’esplosione mediatica che ha colpito la Lucchese, Alice Pignagnoli ha deciso di rilasciare un’intervista ai nostri microfoni per fare chiarezza sul caso. I dettagli che ne escono fuori lasciano intendere come, di battaglie, ce ne siano ancora da fare molte per garantire a tutte le atlete pari diritti, dignità e possibilità.
Facciamo un po’ di chiarezza, spiegaci bene cos’è successo con la Lucchese
“Alla metà di ottobre ho comunicato loro che ero incinta. Non era una cosa programmata, non me l’aspettavo, sono andata dal mister in lacrime. Lui mi ha capito e tutta la squadra mi è stata vicina fin da subito. Poi però l’amministratore delegato attraverso il mio procuratore mi ha fatto sapere che non aveva più intenzione di pagarmi. Non mi erano stati pagati neppure gli arretrati dei mesi in cui ho giocato. Ho dovuto restituire il materiale e il posto letto, sono stata praticamente sbattuta fuori.”
Però poi la società ha rilasciato un comunicato dove ha spiegato di averti pagato lo stipendio e di avere avuto già un accordo con te in precedenza
“Dopo la metà di dicembre mi hanno detto che sarei stata svincolata, senza che mi venissero pagate le mensilità arretrate. Ho fatto richiesta diverse volte di ricevere i compensi arretrati, anche tramite il mio avvocato, e solo dopo che è esplosa la bombamediatica hanno deciso di tornare sui loro passi e pagarmi le tre mensilità. Sono ancora certa comunque che loro non conoscano il male che mi hanno fatto.”
Credi davvero che per tutto questo abbia ancora senso lottare?
“Questa battaglia a me non porta nulla, solo stress e tempo che tolgo alla mia famiglia. Lo faccio perché se non si combatte non cambierà nulla, e quello che vogliamo dobbiamo sudarcelo centimetro per centimetro. Lotto affinché tra un anno non ci sarà un altro “caso Pignagnoli”. L’idea che le società possano trattare le ragazze come merce di scambio mi inorridisce. Non vengono pagate mensilità di trecento euro a ragazze che non hanno la possibilità neppure di fare la spesa e che non hanno un peso mediatico che gli permette di lottare.”
Anche a fronte di tutti i commenti che si leggono sui media?
“Io non ho chiesto i danni perché non volevo che la mia vicenda venisse strumentalizzata, ma nonostante questo se ne leggono di ogni tipo sui social. Se penso alla situazione di qualche anno fa non sono così certa che abbiamo fatto passi in avanti. La mia sofferenza però deve servire a qualcosa.”
Che scelta è, da madre, capire se mettere prima la vita, quindi un figlio, o il calcio?
“E’ il motivo per cui molti giornalisti che non seguono il nostro calcio mi hanno chiesto se non ci fossero casi come il mio in precedenza. I casi sono pochissimi, uno è quello di Gunnarsdòttir che però ha vissuto la gravidanza da professionista a Lione, è completamente diverso. Molte ragazze che decidono di mettere su una famiglia decidono di abbandonare il calcio prima che tutto questo accada. Non vanno avanti le più brave, ma quelle che resistono, e io sono stata brava perché ho avuto la famiglia ad aiutarmi. Si può fare l’atleta e la mamma ma bisogna cambiare la forma mentis.”
Rifaresti tutto di quello che hai fatto?
“Assolutamente si, anche se ho cambiato la testa di una sola persona o convinto una ragazzina a non smettere di giocare penso che il mio sacrificio sia ben speso.”
Ringraziamo moltissimo Alice Pignagnoli per averci rilasciato quest’intervista veramente a cuore aperto, augurando a lei di trovare il meglio sul suo cammino futuro come atleta e come madre, e auspicando noi tutti che davvero gli sforzi e le battaglie portate avanti attraverso l’unione delle forze e degli intenti possano davvero spazzare definitivamente questi episodi avvilenti.