La persistenza della memoria

L’edizione 2021/2022 della Serie A Timvision ormai è alle porte: mancano soltanto una manciata di ore prima di poterci immergere nelle emozioni del massimo campionato femminile di calcio.

Questa stagione sportiva in particolare segnerà un importante avvenimento, destinato a scrivere la storia: sarà infatti l’ultimo “campionato dilettantistico” prima di abbracciare il tanto sperato professionismo, una delle più grandi conquiste del calcio femminile italiano. Dopo anni di lotta, finalmente le giocatrici potranno beneficiare di tutte le tutele che questo passaggio comporta, venendo riconosciute anche a livello legislativo.

Prima che il professionismo riduca il campionato a sole dieci compagini, le squadre iscritte alla Serie A sono dodici: Empoli, Fiorentina, Inter, Juventus, Lazio, Milan, Napoli, Pomigliano, Roma, Sampdoria, Sassuolo e Hellas Verona. Dieci di queste sono le sezioni femminili degli omonimi club maschili, la cui entrata in scena, a partire dal 2015, ha sicuramente aumentato la risonanza mediatica attorno alla massima Serie.

Il primo campionato di calcio femminile è stato tuttavia disputato non nel 2015, bensì alla fine degli anni Sessanta: a vincerlo fu il Genova, ora scomparso.

Soltanto se si prendesse l’Albo d’oro della Serie A ci si potrebbe realmente immergere nella storia del calcio femminile italiano: a partire da quel fatidico 1968, molteplici gruppi di atlete hanno onorato un campionato nell’indifferenza pressoché generale, fino agli anni più recenti, quando videro la luce Fiorentina e Lazio (2015), Sassuolo (2016), Juventus (2017), Milan, Inter, Hellas Verona e Roma (2018) e infine la neonata Sampdoria (2021).

Il professionismo è sì alle porte, ma per nessuna ragione al mondo bisogna scordare da dove si è partiti, con questa meravigliosa storia. Senza nessuna risonanza mediatica o sedi attrezzate a dovere, questi gruppi di atlete hanno portato avanti una tradizione, che non dovrà mai cadere nel vuoto.

I sette scudetti vinti dalla Torres, la semifinale di Champions raggiunta con il Bardolino Verona, la prima Coppa Italia del Tavagnacco, fino a rammentare anche quelle nominate “piccole squadre” che, al loro tempo, hanno formato quelle che oggi sono le nostre campionesse.

Non permettiamo che questa memoria vada perduta: tramandiamone il patrimonio, a chiunque si avvicini a questo movimento e a chiunque segua il campionato da tempo. Solo così gli anni e le giocatrici diverranno immortali.

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